Dialogo Attivo /autismo/ grosse difficoltà di relazione. Premessa: l’utente deve essere in grado di emettere almeno 2 suoni-versi a comando. Sequenza fasi di lavoro: a) inizio attività e valutazione preliminare di relazione b) allenamento articolazione e respirazione c) prova di relazione con l'operatore d) relazione con una persona estranea e) relazione con i coetanei, prova di colloquio f) relazione con la famiglia g) mantenimento e allenamento. a) Inizio attività e valutazione preliminare di relazione L'esperto di Dialogo Attivo usa lo strumento come tramite per entrare in contatto e attirare l'attenzione del soggetto, parlando molto male con la macchina attraverso versi e con modalità non abituali. La macchina, però, parla bene, scrive e dice frasi accattivanti in funzione del livello intellettivo e dell'eloquio del disabile; a1) normalmente il soggetto ha voglia di provare con le sue capacità. Si riscontra, quasi immediatamente, la difficoltà di sollecitazione del diaframma e della respirazione. Raramente si riscontrano difficoltà articolatorie; a2) una volta che il soggetto è motivato si usa Dialogo Attivo per comunicare, mai con un contatto diretto; a3) l'abilità dell'operatore è fondamentale, gli educatori dimostrano una adeguata professionalità, gli insegnanti, non sono preparati. b) Allenamento articolazione e respirazione In questa fase, normalmente, il soggetto: si diverte, si rilassa, non dimostra atteggiamenti ostili, buon livello di attenzione; si provano esercizi di eloquio semplici di uso quotidiano, bisogni essenziali e giochi comunicativi. Durante questa attività può essere necessaria una visita di un otofoniatra che ci guidi nella tipologia di esercizi aumentando le capacità del soggetto nella respirazione e nella articolazione. Si riscontra che tutti ragazzi dimostrano un reale affaticamento respiratorio, in alcuni casi di affanno. c) Prova di relazione con l'operatore Durante gli esercizi di allenamento il soggetto, con sue modalità cerca di entrare in relazione con l'operatore di Dialogo Attivo ma l'operatore non accetta quel modello di relazione e continua ad usare Dialogo Attivo come tramite. Inevitabilmente (in tempi variabili 10 min-10 h) il soggetto cercherà l'operatore con modalità ed atteggiamenti quasi normali, a questo punto l'operatore di Dialogo Attivo accetterà la relazione e parlerà con lui direttamente. Il soggetto dimostrerà di volere aiuto. d) Relazione con una persona estranea Raggiunta la relazione con l'operatore di Dialogo Attivo, si inizia con esercizi di comunicazione verbali elementari: “io compro il pane, io pago il caffè, io chiedo la mela che è buona”. In una fase successiva l'operatore di Dialogo Attivo prova a simulare la comunicazione e le richieste verbali prima con Dialogo Attivo, poi viso a viso. Raggiunto un buon eloquio si passa alla prova pratica: al bar, in mensa, dal panettiere ed è il soggetto a chiedere quanto stabilito in totale autonomia, ma con la presenza dell’operatore di Dialogo Attivo. Si riscontra sempre una grande difficoltà, la paura dell'insuccesso, ma il risultato è positivo. Il soggetto in questa fase si presenta molto affaticato, ma assolutamente soddisfatto, bisogna fare attenzione a non fare altri sforzi e a non eccedere sulla comunicazione. Fondamentale: non devono essere presenti famigliari. e) Relazione con i coetanei, prova di colloquio Superata la fase precedente si deve proseguire l'uso di Dialogo Attivo simulando frasi di dialogo e di comunicazione su argomenti che il soggetto vorrebbe affrontare alternando il tutto con materie scolastiche gradite, nel caso di adulti con argomenti graditi. Il soggetto metterà in pratica queste competenze quando lui deciderà e con chi vorrà lui. Bisogna nei progetti trovare ed eventualmente creare ambienti adeguati. Il soggetto non deve essere inserito in aule con autistici. f) Relazione con la famiglia E’ decisamente la fase più complessa, la famiglia è troppo apprensiva. Si devono dedicare dei momenti in cui familiari usano Dialogo Attivo (finalmente il ragazzo li vede in imbarazzo e dimostra soddisfazione) con la presenza di uno psicologo esperto di Dialogo Attivo. Le sedute sono variabili da un minimo di 2 h ad un massimo di 10 h. Questa attività deve essere svolta all'interno del nucleo familiare, ideale l’ambiente domestico. g) Mantenimento e allenamento E’ fondamentale che l'uso di Dialogo Attivo sia almeno di 2-3 volte settimana sempre con l'affiancamento di una persona estranea (ideale un educatore). Con questa sequenza di lavoro si ottengono degli ottimi risultati, la comunicazione all’interno del nucleo famigliare potrebbe anche non esserci mai, ma in un ambiente non protetto il soggetto dimostra naturalezza e normalità. Flavio Zardus (ideatore di Dialogo Attivo) Mauro Spadavecchia (insegnante logopedista) Silvia Re (psicologa) |